| | | Dal Milan di Rui Costa, Rivaldo, Kakà, Seedorf, Pirlo, Ronaldinho a quello di Flamini e Robinho: per resistere in alto bisogna correre Abbiamo riconosciuto a Massimiliano Allegri meriti indubitabili dal giorno del suo arrivo al Milan. Per esempio, l’incontro e il rapporto con la squadra, con lo spogliatoio, è stato molto positivo e apprezzato da giovani e senatori. E prosegue con grande stima, rispetto, armonia. Il tempo di mettere le mani sulla suadra e l’ex allenatore del Cagliari la “screma” di Ronaldinho, quindi di Seedorf e infine (Bologna) sposta Pirlo a sinistra nella posizione di Ambrosini e viceversa. Va in testa alla classifica e non la molla più. Rivoluziona il modulo, cui Ronaldo sembrava essersi crocefisso, preferendo tre mastini sulla linea di centrocampo e un quarto (Boateng) a fare il trequartista. Squadra coperta e agonistica, che riesce a sfoggiare alcune partite spettacolari dal punto di vista tattico (Auxerre) e anche da quello estetico (Bologna, Sampdoria, Ora è discusso e in difficoltà, sempre in vetta però, perché obiettivamente gli infortuni sono tanti, troppi: la difesa falcidiata (a turno anche dei portieri), l’attacco privato prima di Pato poi di Inzaghi, soprattutto si è sfaldato il centrocampo perdendo via via tutti i suoi uomini, Flamini, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Boateng e Ambrosini e costringendo la società a intervenire sul mercato, recuperando due (ottime) pedine come Emanuelson e Van Bommel. Nel frattempo è peggiorata la condizione di Ibrahimovic e Robinho, mentre il rendimento ondivago di Pato fa a pugni con la sua media-gol in continuo, costante crescendo. La rivoluzione è avvenuta. C’era una volta il Milan del possesso-palla, il Milan che la faceva girare quasi in maniera esasperante prima di affondare, ma che sapeva esaltare con le incursioni di Cafu, Pancaro e di Serginho, le volate di Shevchenko e Kakà, le incursioni di Inzaghi e perché no, Tomasson. Era il Milan di Rui Costa, dei giovani Seedorf e Pirlo, di Rivaldo che arrivava a svernare (segnando comunque 10 gol in una stagione), del crepuscolo di Costacurta e Maldini. La storia di questa squadra dice che ha cambiato pelle e mentalità. La storia di una squadra capace di 3 finali (e 2 vittorie) di Coppa dei Campioni in un decennio, ma con un solo scudetto all’attivo, dice che forse è proprio questa la chiave di volta per tornare a primeggiare in Italia: più muscoli, meno fantasia. Va benissimo, a condizione di non chiedere agli esteti il divertimento con spettacoli come quelli di Lecce, Catania, Genova o con l’Ajax. Il problema qual è? Che mancando la condizione, “quella” squadra europea riusciva a inventarsi qualcosa con il gioco e le giocate, quella di oggi – mancando la condizione, ripetiamo – è lenta, poco incisiva, incapace di imporsi contro squadre che hanno decine di punti in meno in classifica. Il problema è che oggi a quel suo stesso modulo nu...Read the whole post... |
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